L’Io Artistico e l’altra metà della mela
Esistono due versioni essenziali di noi. Una è appena sufficiente allo svolgimento della nostra vita quotidiana, l’altra appartiene a un livello superiore, governa le forze e le spinte creative al nostro interno. Questi due aspetti sono presenti in ogni individuo. Il loro manifestarsi varia a seconda dell’età e dei condizionamenti esterni.
Quando siamo piccoli, l’Io Quotidiano è quasi assente. L’esistenza di un bambino è quasi tutta governata dall’Io Artistico (dall’”Io Superiore” per come la direbbe Michail Cecov). L’Io Artistico è curioso, è aperto al mondo, all’ascolto, è desideroso di conoscere, di scoprire. Curiosamente, proprio quando sarebbe il momento migliore per manifestarsi, l’Io Artistico cede lentamente il passo, giorno dopo giorno, all’”Io Quotidiano”. È il momento in cui usciamo di casa e iniziamo ad andare a scuola. Da lì in poi, l’Io Quotidiano prende forma, si rafforza. Arrivano gli impegni, il “questo si fa” e il “questo non si fa”, i doveri. Viviamo per soddisfare le aspettative degli altri, le persone a cui teniamo. E via, fino ad arrivare a un punto della nostra vita in cui l’Io Artistico è praticamente assente.
Ma il momento peggiore è quello in cui l’Io Artistico non ha più spazio nel nostro cuore. Ne perdiamo la consapevolezza fino a credere di essere realmente quel tipo di persona che siamo diventati. Dimenticando l’altra parte di noi, inizia a prendere forma l’ansia per il futuro, le idee non sono chiare. Abbiamo l’impressione che tutto ciò che è esterno a noi aspetti una nostra risposta, risposta che noi non abbiamo. Pian piano arriviamo persino a sentirci colpevoli per ciò che sentiamo, per la nostra insicurezza. Si insinua in noi la sensazione di essere sbagliati, di non essere in grado di organizzare la nostra vita. Dai vent’anni in avanti, questa situazione è molto comune. Ogni fascia di età ha la propria lotta contro questo non riuscire a darci delle risposte. E stiamo male, molto male. Andiamo a fare Yoga, ci avviciniamo a questa o quella religione, andiamo dallo psicologo, ci dedichiamo al teatro e a tutte quelle discipline “post ufficio”. Ma può essere positivo se questi percorsi sono condotti con competenza e serietà.
Andiamo in quei luoghi perché cerchiamo le risposte che non riusciamo a darci, ma in realtà quello che cerchiamo è proprio il modo di ritrovare il nostro Io Artistico.
Io Artistico:
- è sentirsi completamente e onestamente vulnerabili nei confronti di qualcuno o qualcosa;
- è accettare il mondo dell’immaginazione, anzi è ascolto per scoprire che il mondo, la vita, l’universo, sono molto più stupefacenti di qualsiasi immaginazione;
- è lasciare che le nostre immagini interiori interagiscano autonomamente, senza condizionamenti imposti;
- è allargare i confini troppo limitati della nostra personalità.
Molti passano la vita a cercare l’altra metà della mela, ma forse prima dovremmo cercare l’altra metà di noi che è in noi: l’Io Artistico.