Il dialogo attore – regista: un’esperienza con Michail Čechov
Riportiamo fedelmente un brano del lavoro di Michail Aleksandrovič Čechov – “La Tecnica dell’attore” – (Audino). In particolare è una testimonianza di Mala Powers, attrice statunitense, che lavorò con Čechov negli ultimi anni di vita. Il brano affronta la questione relativa alle incomprensioni tra i registi e gli attori. Particolarmente indicato per la recitazione cinematografica.
Ricevere indicazioni dal regista
La lavorazione di un film in particolare mi pose un grande problema. Il regista e io non eravamo d’accordo su niente. Discutevamo spesso anche sul significato delle battute del dialogo. Io ero sicura di avere ragione. Lui era sicuro di avere ragione. Lui aveva il tempo per rifare la scena finché non avesse raggiunto la sua interpretazione. Fu un processo particolarmente penoso per me perché dentro di me combattevo contro di lui su tutti i livelli anche quando cercavo di dargli quello che voleva. Il risultato fu, piuttosto ovviamente, che la mia interpretazione finì per non essere né a modo mio, né a modo suo, solo una specie di miscuglio.
Finito il film chiesi a Cechov di insegnarmi a ricevere le indicazioni del regista. Seguirono tre sessioni affascinanti nelle quali mi diede molti suggerimenti difficili o quasi impossibili, come ad esempio prendere un oggetto e spostarlo dalla luce al buio per guardarlo, o correre in una stanza piena di gente per rivelare loro una grande scoperta che hai appena fatto, ma dando loro le spalle per raccontargliela. Quando dicevo: «Sì, ma perché?» oppure: «Si, ma come?», Čechov rispondeva: «Non pensarci, non parlarne, fallol». In altre parole, non cercare di capirlo, non chiederti: «Perché io (il mio personaggio) faccio questo?». Non cercare di giustificarlo mentalmente. Fallo e basta. Se necessario, fallo più di una volta. Improvvisamente arriverà un momento in cui sentirai: «Ah! Si, è possibile. Lo vedo o lo percepisco in una maniera nuova. Posso farlo funzionare e posso farlo in maniera artistica e sincera!».
Esercitandovi con i “suggerimenti impossibili”, prima o poi scoprirete che tutto è giustificabile psicologicamente. Anche se a prima vista un suggerimento di un regista sembra folle, la vostra coscienza interiore creativa, senza alcun aiuto o interferenza da parte dell’intelletto, ha il potere di giustificare istantaneamente l’azione e rendervi possibile recitarla in maniera sincera.
L’esercizio per convincersi di questo è particolarmente prezioso per l’attore cinematografico perché molto spesso gli viene chiesto di recitare una scena in una maniera particolare semplicemente perché la cinepresa è stata già preparata in una determinata maniera anche prima che gli attori abbiano fissato lo schema della scena o che l’abbiano provata. A volte questa preparazione può rendere necessario che voi diate la schiena a un altro personaggio mentre dite una battuta che voi sentite di dovergli dire in faccia. Una lamentela frequente dell’attore stanislavskiano è «Io non lo sento così». Ma se non siete una grande star, insistendo sulla vostra interpretazione rischiate di essere sostituiti o di non lavorare più con quel regista. La flessibilità vi da uno strumento meraviglioso per lavorare per il cinema e la televisione.
Abbiamo riportato l’articolo perché ci sembrava utile visto l’argomento. L’unico punto su cui ci sentiamo di dissentire è “Una lamentela frequente dell’attore stanislavskiano è «Io non lo sento così».”. Un attore, un vero attore stanislvskiano non farebbe mai un’affermazione del genere. Un vero attore del Metodo ha gli strumenti per arrivare a ciò che il regista chiede.