Il paradosso dell’attore
Il paradosso dell’attore
Recitare è un mestiere difficile, a tratti spaventoso e paradossale.
Il primo e più grande ostacolo per chi si avvicina alla recitazione è quello di uscire dalle proprie abitudini, dalle proprie tendenze comportamentali, di dimenticare sé stesso. Tutto questo è necessario per permettere all’essenza artistica di un personaggio di fluire liberamente all’interno di noi stessi, senza ostacoli dell’ego, e di manifestarsi al pubblico in tutta la sua purezza.
Per chi studia recitazione questo aspetto potrebbe apparire contraddittorio. Spesso, infatti, in aula ci sentiamo ripetutamente dire che quello che siamo è già sufficiente per essere un buon attore, siamo già perfetti così come siamo. Come è possibile, dunque, che se io sono già abbastanza, devo dimenticarmi di me stesso? Ecco il paradosso: dimenticarsi di “sé stessi” per poter interpretare un personaggio che prenderà vita autentica solo se esprimiamo noi stessi in scena.
In effetti il punto è: chi siamo veramente?
Siamo figli, genitori, fidanzati, mogli, mariti, allievi, insegnanti, colleghi? Siamo brave persone? Siamo aggressivi, generosi, comprensivi?
Chi siamo? Cosa siamo nel profondo?
Saper rispondere a questa domanda a volte richiede molto molto tempo e lavoro. Tutti noi vestiamo inconsapevolmente i panni di molti “tipi umani” e recitiamo letteralmente, durante la nostra vita, dei copioni. Un copione avrà come titolo “Il marito di…”, un altro si chiamerà “L’amico di…”. E siamo abilissimi a svestirci dei panni dell’amico per entrare in quelli del fidanzato o del padre o della madre. Anzi, cerchiamo di rifiutare chi siamo davvero: se sono timido cerco di non esserlo, se sono una persona buona cerco di esserlo di meno, se sono romantico cerco di nasconderlo. Tutto questo per un’unica ragione: il giudizio.
Ebbene, questo processo è talmente automatico, cronico oseremmo dire, che di fronte alla domanda “chi siamo veramente?” ci troviamo spiazzati.
Ci siamo persi dietro mille maschere.
Ecco, tutti questi copioni ci rendono un personaggio nel qui e ora e crediamo che, nel qui e ora, siano reali. Nella recitazione, invece, vige una santa verità: non è possibile creare un personaggio sopra un personaggio.
Per questo motivo è fondamentale spogliarsi di tutti i copioni della vita quotidiana e stare con quello che realmente noi siamo, mestiere difficile, questo, perché una volta che accettiamo di abbandonare tutto ciò che crediamo di essere, non sappiamo più chi siamo.
Nella recitazione il personaggio non esiste, è solo un’illusione agli occhi del pubblico. Questo accade anche nella vita.
Possiamo ancora, dunque, davvero parlare di paradosso?