L’ Azione Essenziale nella recitazione
Nell’ambito della ricerca teatrale e della recitazione, per trovare una propria radice di verità, è fondamentale che l’azione del personaggio diventi azione essenziale. Al di là delle metodologie utilizzate (delle cui tecniche non parleremo in questa sede), su un concetto siamo d’accordo tutti: che cosa sta facendo realmente il personaggio della parte?
Per cogliere l’azione essenziale è necessario procedere a un’attenta analisi del testo. In Anime Sceniche non amiamo il lavoro da “tavolino” ma il tempo che dedichiamo all’analisi è impiegato proprio per capire che cosa sta facendo realmente un personaggio, a prescindere da ciò che il testo dice letteralmente, seguendo alcuni step anch’essi molto essenziali. Il punto fermo, però, è che durante la lettura non ci sia alcun tipo di interpretazione a priori e che l’analisi effettuata metta d’accordo tutti.
Possiamo discutere a lungo sull’analisi di una parte, ma finché questa non porta a trovare una radice vivente nell’attore, rimane solo nella sua testa. Ed è proprio per trovare questa radice vivente che risulta importante individuare l’azione essenziale.
Per farlo è necessario staccarsi dalla scena (in maniera sistematicamente intelligente) mantenendo l’essenza di ciò che il personaggio sta facendo, per farlo diventare qualcosa che noi stessi potremmo voler fare veramente, nel presente. Si coglie l’essenza di ciò che il personaggio vuole e si crea qualcosa in cui noi, attori, vogliamo la stessa cosa. Naturalmente non significa cercare alla cieca ciò che può funzionare, ma di guardarci dentro per trovare qualcosa, grazie all’immaginazione, che ha valore per noi stessi. Nella recitazione, questo processo si chiama personalizzazione.
L’azione è ciò che il personaggio vuole e diventa essenziale quando riusciamo ad astrarla dalla scena e ad applicarla a tutti i contesti slegandola, quindi, dalla circostanza data. Se, per esempio, nella drammaturgia il personaggio parla con qualcuno, dobbiamo capire a chi sta parlando e di cosa per cogliere ciò che sta letteralmente facendo. È necessario poi analizzare come il personaggio si sente e, in ultimo, intuire ciò che il personaggio vuole veramente (al di là dell’aspetto letterale) e generalizzare la stessa azione. In questo senso possiamo definirla azione essenziale, nella sua natura di azione generalizzata.
Un esempio: se il personaggio sta chiedendo a un altro personaggio di mangiare un dolce che ha preparato, la relativa azione essenziale diventa (staccandoci dalla scena) “chiedere a qualcuno di fare qualcosa”.
Individuata l’azione essenziale risulta possibile trovare una nostra radice di verità.
Il “come se” è un processo complesso e presuppone una profonda ricerca su sé stessi, ma una volta compreso a fondo è possibile, a prescindere dalle richieste del regista, incarnare l’emotività di un personaggio e viverla realmente senza ricorrere a espedienti come la memoria emotiva. Quindi non si tratta della verità in scena in senso letterale, ma di una verità che guarda al vivere le emozioni che il regista vuole far emergere da un particolare personaggio in maniera autentica.
“Non sentirti Romeo, o Desdemona o Alma, vivi le loro emozioni in maniera autentica e organica.”